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Angelo Panarese

Sindaco di Alberobello dal 1994 al 2001

Sindaco di Alberobello dal 1994 al 2001, Angelo Panarese racconta la sua esperienza personale e i ricordi legati alla Casa Rossa quando era Centro di Rieducazione minorile. L’esperienza, vissuta quando era un adolescente, è stata così importante per lui che ha condizionato poi le sue scelte dal punto di vista lavorativo e sociale, tanto da intraprendere in età adulta la carriera di educatore presso i centri di rieducazione della provincia. 

Tutto ha inizio quando Panarese conosce Antonio Turco, compagno di classe durante gli studi di terza media intorno al 1963-64. Antonio Turco era figlio di Luigi Turco, direttore dell’Istituto di rieducazione minorile di Alberobello. Tra i due nacque una grande amicizia che li portò a passare molto tempo presso la Casa Rossa, insieme ai fratelli di Antonio, Lucio e Roberto. Qui le giornate passavano giocando a pallone e condividendo momenti di svago e partite di calcio con i ragazzi allora detenuti. Presso la struttura c’era infatti un campo dove giocare a pallone che oggi non c’è più.

Sono stati anni vissuti in modo spensierato e l’amicizia con Antonio Turco è proseguita poi nei successivi cinque anni scolastici di liceo classico.

Angelo ricorda bene la struttura, come il risultato di più fasi storiche e di più modifiche dovute alle diverse funzioni che la Casa Rossa aveva avuto negli anni, da Istituto tecnico agrario per volere del fondatore Francesco Gigante a campo di internamento negli anni ’40.

Il primo incontro di Panarese con la Casa Rossa avviene dunque in modo diretto ed è ancora vivo nei suoi ricordi. Il tempo passato con i ragazzi detenuti era un’occasione di “risocializzazione”, così lo definisce. A loro veniva data la possibilità di ricominciare una nuova vita attraverso il confronto e la condivisione non solo con i ragazzi alberobellesi ma con tutta la comunità. 

A proposito del direttore Luigi Turco lo ricorda e lo descrive come una persona aperta, collaborativa e disponibile a creare legami tra l’istituzione e gli abitanti di Alberobello che hanno sempre mostrato un atteggiamento di apertura nei confronti dei ragazzi che vivevano sempre nel pieno della loro libertà, senza manifestare comportamenti negativi ma il rispetto delle regole e della comunità.

In seguito, l’interesse per la Casa Rossa torna nel 1994 quando Panarese diventa sindaco di Alberobello. In quel periodo la struttura era ormai abbandonata e con una serie di problemi. Si cercò di recuperarla per ridare vita ad uno spazio e allo stesso tempo trasformarla di una punto di riferimento per la memoria storica del paese. Si promossero attività di ricerca e studio e di valorizzazione della struttura soprattutto in alcuni spazi dove vi erano gli affreschi risalenti alla fase di campo di internamento di un pittore lituano, Victor Cernon, che ricalcavano il modello bizantino della storia religiosa e della figura dei Santi. L’obiettivo era quello di costruire una casa della memoria storica per essere pienamente consapevoli di un passato e di una storia che solo quelle mura potevano raccontare.

Molti studiosi hanno lasciato il loro contributo sulla Casa Rossa, tra questi il professore Terzulli autore del libro “Una stella tra i trulli”, in cui raccontava le vicende e i rapporti tra la comunità alberobellese e le persone internate. In questo libro è presente anche un riferimento a Donato Giangrande, il medico e direttore del campo di internamento che nella storia della Casa Rossa si è distinto per l’aiuto offerto agli ebrei internati. 

Sulla base dei suoi ricordi e degli studi effettuati sulle vicende del passato, Panarese sottolinea come gli alberobellesi con la loro umanità e gentilezza hanno sempre cercato di addolcire quei momenti di dolore e sofferenza causati dalle leggi razziali del 1938 e poi dalla prigionia.

Tutte le buone intenzioni di Panarese e dell’Amministrazione però non sono andate a buon fine a causa di problemi da parte della Regione Puglia.

Panarese conclude l’intervista esprimendo tutto il suo assenso sulla possibilità di riconoscere la Casa Rossa come un luogo importante per il territorio, un luogo in cui è giusto ricordare epoche dure e nefaste che hanno causato danni in tutta la storia italiana.

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